Il sostegno materiale, un punto di partenza per la riconquista dell’autonomia

12 Dicembre 2019

Spesso i progetti che mettiamo in campo a sostegno delle famiglie in difficoltà prevedono delle forme di aiuto materiale. Sono la primissima risposta che offriamo quando, magari in occasione di un primo colloquio, riceviamo delle richieste che inevitabilmente si concentrano sul bisogno più urgente e immediato: cibo, vestiti, medicine…

Il bene materiale gratuito con cui rispondiamo a queste richieste è tuttavia per noi sempre punto di partenza di un percorso personalizzato di crescita che, grazie al lavoro specialistico di équipe, punta al recupero della fiducia nelle proprie capacità e competenze genitoriali e alla riconquista dell’autonomia familiare. Si tratta di uno dei pilastri del patto che stringiamo con ogni famiglia con cui lavoriamo, fondamentale affinché il bene materiale non inneschi una spirale assistenzialistica ma sia punto di partenza verso una nuova dimensione di emancipazione.

Tutto questo emerge dalla storia che vi raccontiamo oggi. Protagonista è Charity, una signora nigeriana incontrata a Castel Volturno, durante le attività dedicate a donne in gravidanza e neomamme del progetto “Luoghi per nascere”, sostenuto dai fondi dell’Otto per mille alla Chiesa Valdese.

Incontriamo Charity a Castel Volturno, su segnalazione di una mediatrice culturale con cui collaboriamo. Il pediatra che segue sua figlia, la piccola Hanna di 10 mesi, ha rilevato uno stato di malnutrizione di quest’ultima e uno stato di generale isolamento sociale e indigenza del nucleo familiare. Nel corso dell’incontro Charity ci racconta un po’ di lei e della sua famiglia. È in Italia da circa 5 anni, vive con il marito nei pressi di Castel Volturno, ed entrambi sono senza lavoro. Quando dieci mesi fa la piccola Hanna è venuta al mondo, ha avuto bisogno di un’incubatrice e del ricovero in ospedale per circa 2 settimane proprio perché di peso molto basso. Charity ha allattato al seno la sua bimba, che è cresciuta regolarmente fino ai 3 mesi. Dopo la somministrazione dei primi vaccini è cominciato un periodo di scarsa alimentazione e frequenti episodi di vomito. La crescita di conseguenza è rallentata.

Fino alla scorsa settimana Hanna non era mai stata visitata da un pediatra, poiché Charity non sapeva dell’esistenza di ambulatori per stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno. Poi una sua amica l’ha indirizzata al Centro Immigrati Fernandes a Castel Volturno, dove svolgiamo in collaborazione con Emergency i nostri incontri settimanali. Qui il dottor Cirillo, un pediatra volontario che collabora sia con Pianoterra che con Emergency, ha riscontrato un grave ritardo di crescita (la piccola è aumentata di un solo chilo in 5 mesi). Raccolti questi elementi, abbiamo avviato con Charity un’azione di sostegno alla genitorialità focalizzata sull’alimentazione e lo svezzamento: le abbiamo illustrato in modo semplice e chiaro come viene praticato lo svezzamento in Italia, quali sono i segnali di disponibilità del bambino all’alimentazione complementare, quali le tappe dello sviluppo neuro-psicologico.

Il nostro intervento è partito da un’analisi dello schema alimentare praticato fino a quel momento (quantità di cibo somministrato e tipologia di nutrienti), a cui ha fatto seguito un’analisi dei bisogni del nucleo familiare con l’obiettivo di garantire alla piccola una crescita sana e regolare. Con Charity abbiamo quindi concordato un intervento su diversi fronti:

  • un contributo settimanale alla famiglia per la spesa alimentare, della durata di due mesi;
  • un ciclo di incontri presso la nostra sede di Piazza San Domenico Maggiori a Napoli dedicati alla preparazione della pappa e all’osservazione del pasto della minore;
  • il monitoraggio del peso della bambina nelle successive 4 settimane ad opera del pediatra di Emergency, con cui siamo in contatto.
  • la segnalazione al servizio sociale competente, per offrire al nucleo familiare altri strumenti di sostegno e al tempo stesso monitorarne le condizioni.

Una bambina sotto peso parla prima di tutto di cibo che manca. Offrire al nucleo familiare un supporto immediato per colmare questa mancanza è la nostra prima risposta. L’obiettivo finale dei nostri interventi resta però sempre quello di accompagnare la mamma e il papà di quella bambina verso una condizione di maggiore consapevolezza e autonomia e costruire attorno a loro una rete di supporto che non li lasci soli.