Lo studio del pediatra nei mesi della pandemia

23 Febbraio 2021

Molto più di un “semplice” medico a cui rivolgersi in caso di malanni, il pediatra accompagna concretamente il neonato sin dai suoi primissimi giorni di vita, mettendosi a fianco dei neo-genitori e guidandoli nella progressiva conoscenza del loro piccolo. È un alleato preziosissimo della diade madre-bambino soprattutto nel primo trimestre di vita, un periodo di grande adattamento che richiede continui controlli, aggiustamenti e conferme: l’allattamento al seno, la crescita del bambino, le sue evacuazioni, il suo modo di piangere o di dormire sono gli argomenti su cui sono più frequenti le richieste di confronto con il medico.

Il pediatra ha bisogno di vedere il bambino di persona e spesso, per instaurare con lui e con i suoi genitori un rapporto di fiducia e consuetudine, osservarlo crescere e insegnare ai genitori a osservarlo a loro volta, per rispondere in modo corretto, sollecito ed efficace a tutte le sue esigenze.

Il Covid-19 ha sovvertito anche questo: dallo scoppio della pandemia lo studio del pediatra è diventato da un lato una prima linea nell’identificazione e nel trattamento di casi di Covid-19 tra i bambini (con un’incidenza per fortuna inferiore rispetto alla popolazione adulta e anziana) e, dall’altro un luogo a cui è difficile accedere a causa delle restrizioni necessarie al contenimento del contagio. La mediazione è diventata obbligatoria: agli studi dei pediatri si accede su appuntamento, ad accompagnare il bambino è solo un genitori e per garantire le condizioni di sicurezza è necessario ridurre il numero di pazienti e diradare le visite che è possibile effettuare. Spesso le visite di persona sono sostituite da telefonate o video-visite tramite app di messaggistica varie e i pediatri di famiglia hanno messo in campo attività di triage strutturato e di gestione a distanza dei più frequenti problemi di salute dei bambini.

Molte delle mamme che seguiamo ci hanno raccontato di aver particolarmente sofferto questa distanza, di essersi sentite ancora più sole e poco supportate, affaticate, soprattutto quando ci sono di mezzo le barriere linguistiche; è il caso dei genitori di origine straniera che in presenza possono aiutarsi con gesti, sguardi, indicazioni nella gestione della comunicazione e che in videochiamata o al telefono, in assenza di una strumentazione adeguata, devono fare appello solo alla parola, spesso insufficiente.

Hi Valentina, pediatrician will not see me without appointment and my child has still a bad cold. They said I need to call, but you know I have problems with Italian language. Can you help me to make an appointment?

I pediatri hanno tuttavia adeguato con rapidità e costanza il loro modus operandi, cercando di offrire supporto e orientamento alle famiglie in una situazione che cambia spesso di settimana in settimana, tra misure di sicurezza, gestione dei rientri a scuola, richieste di tamponi, quarantene, certificazioni mediche, influenze stagionali, vaccinazioni obbligatorie e bilanci di salute. In un contesto simile, le telefonate e le videochiamate – che ovviamente non possono sostituire un rapporto diretto – sono state comunque un’ancora di salvezza, un modo per continuare a mantenere un rapporto con pazienti e famiglie, particolarmente prezioso nei casi di maggiore fragilità e a rischio di isolamento. Lo abbiamo riscontrato anche noi a Pianoterra, col nostro lavoro di tutti i giorni.

Cara Arianna, stamattina ho sentito il pediatra di Caterina per il certificato medico che mi avete chiesto. Purtroppo non è stato possibile fissare un incontro prima di due settimane, il dottore visita tanti bambini in questo periodo e non può ricevere più tante persone in ambulatorio. Perciò dobbiamo aspettare. Il dottore è stato molto gentile, con una chiamata WhatApp sono riuscita a fargli vedere le macchioline rosse che ha Caterina, mi ha detto che non devo preoccuparmi, devo idratare per bene la pelle della bambina e mi ha consigliato una cremina da applicare la sera.

Come emerge da queste testimonianze, l’attività delle nostre operatrici in questi mesi è stata finalizzata al supporto nel recupero delle troppe visite, controlli e vaccini per i bambini saltati, soprattutto nei primi mesi di vita: la paura in molti casi ha contagiato più del virus stesso.

Nei prossimi mesi, tra le tante sfide che attendono il nostro paese c’è quella di garantire pieno accesso alle cure pediatriche a tutti i bambini, rafforzando con tutti i mezzi possibili la medicina del territorio, di cui finalmente si sente parlare dopo decenni di accentramenti e poli d’eccellenza: pensiamo che il pediatra di libera scelta sia un esempio importante a cui ispirarsi, non solo dal punto di vista medico-sanitario, ma anche e soprattutto per il suo ruolo di presidio di salute pubblica in un ambito – quello del benessere dei bambini – quanto mai cruciale per il nostro futuro.