smartphone

A caccia di fake news con gli adolescenti del Centro Educativo della Sanità

7 Febbraio 2022

Gli adolescenti sono una delle fasce di età più esposta ai rischi derivanti dalle notizie false, o fake news, veicolate in rete soprattutto attraverso i social media. Lo sono perché da un lato utilizzano in modo massiccio proprio i social come principale – se non unica – fonte di informazioni, dall’altro hanno spesso meno strumenti per discernere in modo autonomo l’attendibilità dei contenuti a cui sono esposti in rete.

Eppure ormai da diversi anni vediamo quanto la fruizione acritica di contenuti online non attendibili o verificati, o peggio ancora, esplicitamente falsi, possa essere pericolosa e indurre le persone – giovani ma non solo – ad assumere posizioni e prendere decisioni frettolose, infondate o dannose. Non sono solo i bambini e gli adolescenti le vittime delle fake news: spesso anzi sono proprio i genitori i primi a essere esposti a contenuti problematici e a ritrovarsi senza gli strumenti necessari a orientarsi e a far orientare i figli. Strumenti che possono a volte mancare persino negli educatori e le educatrici, a scuola o negli spazi educativi. D’altro canto siamo nel bel mezzo di una rivoluzione nella produzione e nel consumo di contenuti e informazioni, e stare al passo non è facile.

La pandemia di covid-19 ha contribuito a far esplodere questi nodi irrisolti. Da un punto di vista quantitativo, il ricorso agli strumenti digitali per qualsiasi cosa, dalla didattica alla socializzazione, ha fatto aumentare moltissimo le ore di esposizione ai contenuti prodotti e condivisi in rete. Da un punto di vista qualitativo, invece, si è coniato addirittura un nuovo termine, “infodemia”, per descrivere l’inondazione di informazioni relative alla situazione sanitaria in cui contenuti basati su fonti attendibili si sono intrecciate ogni giorno con altri privi di qualsiasi fondamento o radicamento nella realtà.

Proprio pensando a questo contesto generalizzato in cui vivono gli adolescenti di oggi e avendo bene in mente che per poter stare loro accanto nella crescita è essenziale calarsi nel mondo in cui vivono, già da due anni integriamo le attività proposte nel nostro Centro educativo alla Sanità con percorsi e laboratori che hanno al centro proprio la cosiddetta media literacy, ossia un’alfabetizzazione ai media che ne favorisca un uso consapevole. E’ in questa direzione che va il progetto “Innovating to Increase Media Literacy through Hybrid Public Education Interventions and Analysing Potential for Scalability, Adaptability and Sustainability in Europe”, promosso da Save the Children Italia in partenariato con Tactical Tech, a cui abbiamo aderito con gli operatori del Punto Luce Sanità.

Il progetto prevede un ciclo di incontri dedicati agli operatori e alle operatrici, a cui faranno seguito attività svolte con gli adolescenti per fornire loro strumenti che li mettano nelle condizioni di valutare ciò che è attendibile o vero da ciò che invece è infondato o falso: come risalire alla fonte di una notizia, come individuare il tipo di sito da cui provengono le notizie, come riconoscere immagini false o ritoccate, ecc. La chiave è quella della pratica e della dimensione ludica: l’obiettivo di queste attività infatti non è tanto “fare la morale” o demonizzare l’utilizzo di piattaforme che fanno ormai parte integrante della quotidianità dei ragazzi e delle ragazze, quanto far sperimentare azioni alla loro portata, grazie alle quali orientarsi e trovare da soli dei percorsi informativi sicuri, andando a caccia di fake news.

Altro punto essenziale che accompagna queste azioni è quello di affiancarvi dei percorsi di invito alla lettura: se infatti è vero che il problema della scarsa consapevolezza rispetto ai contenuti e alle notizie che circolano in rete è abbastanza diffuso, i giovani utenti che frequentano il nostro centro educativo evidenziano anche una scarsa abitudine alla lettura in generale, e questo li rende ulteriormente vulnerabili rispetto a quanto leggono o vedono online. I libri di carta, ma anche i giornali e le riviste, quasi del tutto assenti dalla loro “dieta mediatica”, vengono così introdotti in altri momenti e con altre attività, per offrire agli adolescenti una gamma più ampia di possibili fonti da cui informarsi o da cui trarre divertimento.