operatore sociale

Costruire una rete multidisciplinare contro la violenza sui minori: le formazioni congiunte del progetto “Inviolabili”

31 Ottobre 2022

Quello del contrasto alla violenza sui minori è un tema delicato, da “maneggiare con cura” già a partire dal lessico e dai concetti di base utilizzati per circoscriverlo e definirlo. Il lavoro di rete, uno dei pilastri della nostra metodologia di intervento, ci ha portato negli anni ad avere uno sguardo trasversale sugli approcci che possono avere servizi e figure professionali diverse a uno stesso tema o problema. È inevitabile, ed è anche la ragione per cui la multidisciplinarietà delle équipe che intervengono per prendersi cura dei minori a rischio è un valore aggiunto, un elemento di ricchezza, una somma di più punti di vista da cui considerare una materia complessa e dalle tante implicazioni e sfaccettature.

Tenere insieme queste prospettive e trovare una sintesi è vitale per dare vita a interventi che guardino al minore e ai suoi bisogni nella sua globalità, senza lasciar prevalere un aspetto su un altro e tenendo conto delle tante dimensioni che il disagio può assumere. Proprio a questo obiettivo è dedicata una delle azioni di intervento del progetto “Inviolabili”, ossia la sensibilizzazione e la formazione congiunta degli operatori e delle operatrici dei diversi servizi territoriali chiamati a intervenire in casi di maltrattamenti o violenza sui minori, con l’obiettivo di offrire loro strumenti adeguati alla tutela e alla protezione dei minori, a partire dall’individuazione di un linguaggio comune nel contesto delle prese in carico dei minori e delle famiglie. Quando parliamo di violenza sui minori, infatti, parliamo spesso anche di violenza assistita, perciò molte delle prese in carico all’interno del progetto sono donne vittime di violenza e, di riflesso, minori vittime di violenza assistita.

Questa formazione è stata rivolta a diverse categorie professionali: educatori ed insegnanti, assistenti sociali ed operatori sociali, personale medico. La promozione di un approccio transculturale alla protezione dei minori è stato poi al centro di un percorso dedicato in primo luogo a psicologi e psicoterapeuti ma aperto anche alle altre figure professionali. Un percorso, questo, che ha riscosso moltissimo interesse, data l’estrema carenza di questo tipo di prospettiva nei curriculum formativi di educatori, psicologi, assistenti sociali e operatori sanitari, nonostante l’estrema rilevanza che il contesto culturale di provenienza può avere nel determinare – ad esempio – la percezione di ciò che può essere considerato maltrattamento o violenza e, quindi, nel costruire interventi mirati e davvero efficaci.

Un primo, importante risultato di questi percorsi di formazione congiunti è stato il rafforzamento della rete con cui collaboriamo basato su una più approfondita conoscenza reciproca. Da un lato, molti dei servizi e degli enti coinvolti, con cui magari avevamo contatti e scambi già da tempo, hanno potuto toccare con mano per la prima volta il lavoro che Pianoterra svolge soprattutto nell’ottica della prevenzione. Questo sicuramente è stato un tassello importante e ha determinato per noi la possibilità di ricevere dal territorio invii e segnalazioni più mirati, con una maggiore consapevolezza rispetto ai servizi che possiamo offrire. D’altro canto, anche noi abbiamo avuto modo di approfondire le modalità di lavoro quotidiano e – soprattutto – le difficili condizioni in cui versano molti servizi territoriali. Questo ci ha permesso di iniziare a pensare a forme di collaborazione più consapevoli, volte da un lato ad alleggerire e integrare in modo funzionale il lavoro dei servizi territoriali, e dall’altro a offrire alle famiglie e ai bambini la protezione di cui hanno bisogno.

Sicuramente un ambito su cui molto resta ancora da fare è quello della prevenzione: spesso gli invii e le segnalazioni dei servizi avvengono quando i casi sono già conclamati e gli interventi da mettere in campo sono più emergenziali. Anche in questo ambito però qualcosa si è mosso, ad esempio con l’inserimento di Pianoterra nei progetti per il reddito di cittadinanza, costruiti per facilitare gli assistenti sociali nel monitorare i nuclei familiari che fanno richiesta di questo strumento di sostegno al reddito e che possono presentare delle situazione di rischio su cui è possibile lavorare in ottica preventiva.

A due anni dall’avvio di “Inviolabili” e dei suoi percorsi di formazione congiunta, che hanno visto il coinvolgimento di circa 160 professionisti e professioniste, possiamo dunque tracciare un bilancio sostanzialmente positivo di questi momenti di confronto e crescita professionale condivisa. Abbiamo registrato, tuttavia, anche delle resistenze, concentratesi in particolare nell’ambito della scuola e dei servizi educativi, con una partecipazione alle formazioni molto bassa. Un dato, questo, che possiamo in parte collegare all’assenza, nei curriculum di studi di educatori e insegnanti, di una formazione specifica relativa alla protezione dei minori, che determina una maggiore difficoltà per queste figure professionali a vedersi anche come possibili, preziosissime “antenne” in grado di intercettare precocemente situazioni di rischio. È spesso carente o assente non solo la conoscenza del funzionamento dei servizi sociali – visti spesso solo nel loro aspetto “punitivo” nei confronti delle famiglie – ma anche del territorio in cui operano e di tutto ciò che ha da offrire in termini di reti e soggetti da attivare attorno ai bambini e alle famiglie. La scarsa attenzione che, in generale, viene prestata al mondo della scuola in Italia sicuramente ha un suo peso, con problemi radicati legati alle modalità di reclutamento e stabilizzazione di educatori e insegnanti, alla loro retribuzione e alla loro formazione.

All’opposto, abbiamo registrato importanti aperture dall’ambito medico-sanitario, con operatori che si sono appassionati all’argomento e hanno iniziato a costruire con noi dei progetti di intervento congiunti presso le strutture in cui operano. Preziosissima in tal senso è la collaborazione con alcuni medici del pronto soccorso, uno spazio cruciale nella possibile rilevazione di casi di maltrattamento o violenza, in cui una formazione adeguata nell’operatore sanitario può davvero fare la differenza in termini di intervento tempestivo e precoce.